Il tuo politico sta mentendo? Lo scandalo di ChatGPT nel Parlamento inglese e le frasi false per riconoscere chi bara

Il Regno Unito sta vivendo una rivoluzione linguistica senza precedenti dentro i suoi palazzi del potere. Dal 2022, l’ombra di ChatGPT si allunga minacciosa sulle parole dei parlamentari della House of Commons, trasformando i discorsi in un mix inquietante di frasi prefabbricate e formule artificiali. L’analisi esclusiva del Pimlico Journal ha svelato un fenomeno clamoroso: termini e aperture tipiche generate da modelli di intelligenza artificiale stanno invadendo le trascrizioni ufficiali di Hansard, scatenando un terremoto tra autenticità e meccanicità.

L’invasione silenziosa di ChatGPT nei discorsi parlamentari

Immaginate la scena: il 2025 registra un’impennata vertiginosa nell’uso di espressioni come “I rise to speak”, una formula d’apertura che risale addirittura al 1833, ma che quest’anno compare ben 635 volte, quasi triplicando le 231 del 2024. Questo aumento non è casuale. Gli algoritmi di ChatGPT suggeriscono automaticamente queste frasi, trasformando ogni intervento in un copione quasi identico, privo di quella spontaneità che dovrebbe caratterizzare la politica. Non si tratta solo di aperture: termini come “underscores”, “streamline” e la celebre “formula del trittico” – quella sequenza di tre parole potenti e d’effetto, come nel celebre esempio “coraggio, responsabilità e unità” – sono diventati il nuovo linguaggio standard, permeando sia i discorsi scritti che quelli pronunciati.

La rivolta dei politici: tra critiche e difese infuocate

La reazione non si è fatta attendere. L’ex ministro per la Sicurezza, Tom Tugendhat, ha lanciato una vera e propria accusa, bollando l’uso di “I rise to speak” come un americanismo estraneo alla tradizione britannica e ha sollevato dubbi inquietanti sull’identità dei parlamentari che si affidano a ChatGPT per scrivere i loro discorsi. Il suo messaggio su X è diventato virale, alimentando un dibattito rovente sull’autenticità delle parole pronunciate a Westminster.
Dall’altro lato, il laburista Mike Reader difende l’uso dell’intelligenza artificiale, sostenendo che l’AI permette di rispondere più rapidamente alle esigenze dei cittadini, liberando tempo per affrontare questioni più complesse. L’eterno scontro tra efficienza e genuinità torna a infiammare i corridoi del potere.

Indizi inquietanti e l’espansione dell’intelligenza artificiale nelle comunicazioni pubbliche

Dietro le quinte, il mistero si infittisce. Il Pimlico Journal ha raccolto prove che alcuni interventi, attribuiti a figure come Wendy Morton, Shockat Adam e Mohammad Yasin, potrebbero essere stati elaborati con l’aiuto dell’AI, soprattutto su temi delicati come i bambini ucraini o le patologie a lungo termine.
La ricerca della Florida State University ha inoltre individuato parole tipiche dei bot – come “surpass”, “boast” e “meticulous” – che stanno emergendo anche in conversazioni podcast, segnalando un’espansione impressionante dell’influenza dell’intelligenza artificiale nel linguaggio parlato. Questo fenomeno potrebbe uniformare i messaggi, rendere opaca la responsabilità politica e confondere gli elettori, sollevando interrogativi senza precedenti sulla trasparenza democratica.

Una sfida epocale: trasparenza e nuovi protocolli per la politica digitale

Il futuro della comunicazione politica britannica si gioca ora su un filo sottile. L’uso incontrollato di ChatGPT rischia di trasformare i discorsi parlamentari in meri prodotti di un algoritmo, privi di anima e di responsabilità diretta. Tuttavia, l’intelligenza artificiale offre anche opportunità concrete, soprattutto nelle attività amministrative di grande volume che affollano i palazzi del potere.
La soluzione potrebbe risiedere in protocolli di trasparenza rigorosi, linee guida chiare per distinguere tra redazione assistita e generazione totale e, forse, nell’obbligo di dichiarare in modo esplicito l’uso dell’AI nei verbali ufficiali. Westminster è al centro di una rivoluzione che potrebbe riscrivere le regole della parola pubblica per sempre.